Il patto di stabilità, noto anche come patto di durata minima, è un accordo tra datore di lavoro e dipendente che impegna le parti a non interrompere il rapporto di lavoro prima di un periodo concordato.
Quando viene formalizzato all’atto dell’assunzione, prende la forma di una clausola di durata minima garantita. Se introdotto successivamente, si configura come un patto.
Questo strumento offre diversi vantaggi: Garantisce stabilità contrattuale, ammortizza i costi legati al turnover, e fornisce sicurezza economica ai lavoratori. A livello microeconomico, contribuisce a ridurre la disoccupazione involontaria, favorendo un mercato del lavoro più stabile e prevedibile.
Una conoscenza approfondita e un utilizzo più diffuso di questo patto potrebbero, dunque, portare beneficio tanto alle singole parti quanto alla collettività.
La formalizzazione del patto
E’ importante notare, che tale accordo si applica solo ai contratti a tempo indeterminato; non è infatti permesso nei contratti a termine, essendo quest’ultimi già determinati nella durata.
Inoltre, sia che il patto venga stipulato al momento dell’assunzione o successivamente, per essere valido deve essere redatto per iscritto. Il documento dovrà specificare chiaramente la durata, le prestazioni reciproche e, se necessario, le condizioni di recesso.
Il patto può essere bilaterale, impegnando entrambe le parti, o unilaterale, vincolando solo il dipendente in cambio di un compenso.
La bilateralità del patto, quindi, non è obbligatoria; può interessare maggiormente il datore, ad esempio per costi di formazione elevati, o il lavoratore, che ha fissato obiettivi strategici e vuole garantirsi tempo necessario per realizzarli.
In pratica, il patto può funzionare in due modi:
- Vincolo bilaterale: entrambe le parti si impegnano a non recedere prima della scadenza;
- Vincolo unilaterale: solo il dipendente è vincolato a non recedere, in cambio di un corrispettivo adeguato.
L’Applicazione del Patto di Stabilità nel mondo del Lavoro: casi pratici
Come già accennato, il patto di stabilità può tutelare sia il lavoratore, garantendo che non venga licenziato prima di una determinata scadenza, sia il datore di lavoro, vincolando il dipendente a non dimettersi entro un certo periodo, salvo casi di dimissioni o licenziamento per giusta causa.
Quando il patto è a favore del datore, il lavoratore riceve una compensazione proporzionata, che può includere un aumento salariale o altri benefici.
Esaminiamo il caso pratico di un’azienda, che stipula un patto di stabilità con un dipendente vincolandolo per almeno due anni. Se il lavoratore si dimette prima della scadenza, il patto può prevedere, ad esempio, una penale di 3.000 € o il rimborso delle spese legate al turnover, come la formazione e il reclutamento. In alcuni casi, può essere applicata una combinazione di entrambe le misure, per proteggere maggiormente il datore di lavoro.
Tuttavia, questi termini devono essere specificati nel patto, così come le eventuali spese di formazione o di reclutamento.
Se, invece, è il datore a licenziare il dipendente prima della scadenza, dovrà garantire tutte le retribuzioni pattuite.
Tuttavia, parte della giurisprudenza prevede che da questi compensi possano essere sottratte eventuali somme guadagnate dal lavoratore che abbia trovato nuovo impiego.
Recesso
Il recesso dal patto di stabilità è possibile solo previo accordo consensuale tra le parti. In tal caso, è fondamentale formalizzare la risoluzione per iscritto, specificando chiaramente che entrambe le parti sono esonerate da tutti i vincoli contrattuali, incluso il patto di stabilità. Questa procedura libera definitivamente le parti da qualsiasi obbligo o prestazione correlata al patto.
Quando Utilizzare il Patto di Stabilità?
Il patto di stabilità è particolarmente utile quando l’impresa ha sostenuto costi elevati per la formazione o il reclutamento, o quando si desidera ammortizzare un investimento strategico su un dipendente. Anche i lavoratori, d’altro canto, possono trovare vantaggioso questo accordo, soprattutto quando hanno obiettivi di lungo termine che richiedono un periodo di lavoro continuativo per essere raggiunti.
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